Questo film mi ha fatto la stessa impressione di certi film di Lynch. Mi sono lasciato guidare dalla storia senza razionalizzare, solo tramite sensazioni.
È stato un bel viaggio.
Questo film mi ha fatto la stessa impressione di certi film di Lynch. Mi sono lasciato guidare dalla storia senza razionalizzare, solo tramite sensazioni.
È stato un bel viaggio.
Lo guardavo mentre, da solo, camminava con le sue cuffiette, ben distante da me.
Mi è tornato alla mente Boyhood, un misto di nostalgia e gioia.
Un film in un piano sequenza, avevo visto anni prima L’Arca russa.
Questo progetto mi è sembrato forse meno puntiglioso ma più ambizioso e comunque eseguito benissimo.
Chissà se poi Victoria se ne è tornata in Spagna.
Su tutto il cinismo, l’efficientismo degli esecutori del reparto speciale. La freddezza dell’esecuzione mi ha fatto provare terrore e disgusto per l’inutilità dei gesti crudeli.
Assenza di umanità.
Difficile, per me, non disegnare un parallelismo tra la distopia di questo film e la realtà di oggi.
L’altra faccia del sogno americano. Il petrolio in salotto il fucile in mano, la banca dalla tua parte e i morti sparsi un pò qua e un pò là considerati come inconvenienti spiacevolmente inevitabili, a partire dal morto-che-parla, il fratello dannato, che non ha mai conosciuto qualcuno che l’abbia fatta franca.
Nel sottofondo una discussione sul senso della normalità: questa è la sensazione che mi ha lasciato Manchester by the sea.
Dopotutto comunque la vita che va avanti che segue un corso biologico conduce le danze. Un film americano dove il protagonista alla fine perde.
L’umano resta umano e non guarisce mai dalle sventure che per sua causa ha dovuto fronteggiare.
Sfortuna, caso, malasorte, negligenza, sventura, colpa: ho visto questo, la vita è una.
Ho iniziato a vedere La La Land senza sapere molto sui protagonisti o sui premi riconosciutigli.
Dopo averlo digerito mi è sembrato un film sulla decadenza. Una celebrazione sterile del sogno americano.
Ben fatto, godibile, ma non sono mai riuscito ad entrarvi in sintonia.
Lo squallore della cattiveria, della pochezza. Quella della borghesia cantata da Lolli. Anche qui non c’è redenzione, non c’è rimedio.
Ho visto un parallelo tra la famiglia e Ceaușescu.
Imposizioni, silenzi, comando, controllo, facciata.
Nulla si risolve ma tutto è manifesto. Piacevole.